Brachiterapia e aumento delle successive asportazioni del seno


Da uno studio è emerso che le donne sottoposte a radiazioni interne come parte del trattamento del tumore al seno hanno una maggiore probabilità di avere una infezione o dolore al seno rispetto a coloro che sono state trattate con irradiazione totale del seno.

Sempre più pazienti trattate con la tecnica di radiazione locale ( brachiterapia ) necessitano anche di una mastectomia, ma non è emersa alcuna differenza nella loro possibilità di morire pochi anni dopo il trattamento.

La decisione se una paziente debba essere trattata con brachiterapia o irradiazione totale del seno è stata il solo fattore importante per eseguire una mastectomia.

La brachiterapia consiste nel posizionare un piccolo dispositivo ( un palloncino o un catetere ) nel petto, dove rilascia una dose di radiazioni per distruggere qualsiasi tipo di cellula tumorale anche intorno alla cavità in cui è stato rimosso un tumore.
La tecnica viene spesso utilizzata per il trattamento del tumore alla prostata e alla cervice, ma è solo nell'ultimo decennio che sono disponibili i dispositivi da utilizzare a livello toracico.

Il vantaggio rispetto all'irradiazione totale del seno è che meno tessuto viene colpito con la radiazione.
Inoltre la brachiterapia richiede un ciclo di soli 5 giorni, rispetto alle 6 o 7 settimane per l’irradiazione totale del seno.

Per il nuovo studio, sono stati analizzati i dati di 93.000 donne anziane con tumore che hanno avuto chirurgia conservativa del seno seguita da radiazioni dal 2003 fino al 2007.
Circa 7.000 di loro sono state trattate con brachiterapia e le restanti con irradiazione totale del seno.

Nei 5 anni successivi, al 4% delle donne trattate con brachiterapia è stata rimossa la mammella a causa di una recidiva del tumore o per un'altra ragione, rispetto a circa il 2% di coloro che hanno subito irradiazione totale della mammella e hanno avuto necessità di una mastectomia.

Le pazienti trattate con brachiterapia hanno presentato anche maggiori probabilità di avere un'infezione nell'anno successivo, o di avere dolore al seno o frattura di una costola durante lo studio di follow-up.

Si è calcolato che 56 donne avrebbero dovuto sottoporsi a brachiterapia, invece che a irradiazione totale della mammella, per ogni donna che ha avuto bisogno della mastectomia, e tra 9 e 16 pazienti hanno avuto bisogno del trattamento locale per ogni donna extra che ha avuto complicazioni, come una infezione.

Anche se la tecnica è molto interessante in un primo momento perché potenzialmente si tratta di una superficie inferiore di mammella e il periodo di tempo per il trattamento è molto più breve, potrebbero non esserci benefici.
In realtà si hanno più pazienti con complicazioni a lungo termine.

Eppure, i risultati sono stati generalmente molto buoni in tutte le pazienti.
Cinque anni dopo l’intervento iniziale, l’87-88% delle donne era ancora in vita, indipendentemente dal tipo di radiazione che aveva ricevuto. I rischi sembrano bassi con entrambi i tipi di radiazione.

Tuttavia, uno studio retrospettivo presenta dei limiti, e i ricercatori non sono in grado di dimostrare che la brachiterapia, in sé, è responsabile per le complicanze extra e per la mastectomia. Potrebbe essere, ad esempio, che il tipo di donna che opta per la brachiterapia sia più propensa a doversi sottoporre a mastectomia in ogni caso.

I medici devono essere selettivi nello scegliere a chi proporre la terapia ( brachiterapia ), dato che non può essere uniformemente somministrata a tutte le pazienti.
La scelta in termini di convenienza, efficacia e complicanze tra irradiazione totale della mammella e la brachiterapia può essere più complessa di quanto inizialmente considerato. ( Xagena_2012 )

Fonte: Journal of American Medical Association, 2012

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