Sopravvivenza dopo i 75 anni correlata a stile di vita e fattori sociali


Uno studio di coorte basato sulla popolazione, effettuato in Svezia, ha identificato i fattori modificabili associati alla longevità tra gli adulti di 75 anni e oltre.

Sono stati seguiti 1.810 adulti di 75 anni o più partecipanti al Progetto Kungsholmen, con follow-up di 18 anni.

Le principali misure di esito erano l’età media alla morte e lo stato in vita tra il 1987 e il 2005.

Durante il follow-up, 1.661 partecipanti sono deceduti ( 91.8% ).

La metà dei partecipanti aveva vissuto più di 90 anni.

Metà dei fumatori sono deceduti 1 anno prima rispetto ai non fumatori.

Tra le attività per il tempo libero, l'attività fisica è stata più fortemente associata con la sopravvivenza; l'età media alla morte dei partecipanti che hanno praticato regolarmente il nuoto, hanno camminato, o fatto ginnastica è stata superiore di 2 anni rispetto ai soggetti che non hanno svolto esercizio fisico.

La sopravvivenza mediana delle persone con un basso profilo di rischio ( comportamenti di stile di vita sano, partecipazione ad almeno una attività di svago, rete di legami sociali ricca o moderata ) è stata di 5.4 anni più alta rispetto a quelle con un profilo di rischio elevato ( comportamenti di vita non sani, nessuna partecipazione ad attività per il tempo libero, rete di legami sociali limitata o scarsa ).

Anche tra le persone più anziane ( 85 anni o più ) e con malattie croniche, l'età media alla morte è stata maggiore di 4 anni per quelle con un basso profilo di rischio rispetto a quelle con un profilo di rischio elevato.

In conclusione, anche dopo i 75 anni i comportamenti dello stile di vita come non fumare e fare attività fisica sono associati a una sopravvivenza più lunga.
Un profilo di rischio basso può aggiungere 5 anni alla vita delle donne e 6 anni a quella degli uomini.
Queste associazioni, anche se attenuate, erano presenti anche tra le persone più anziane ( 85 anni e oltre ) e nelle persone affette da patologie croniche. ( Xagena_2012 )

Rizzuto D et al, BMJ 2012; 345: e5568

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Med2012